L’arte veneziana alla Galleria degli Uffizi. Dopo Filippo Lippi o Agnolo Bronzino, conosciamo adesso un altro maestro del Rinascimento: Tiziano Vecellio. La scuola veneziana è un riferimento costante nelle opere di Tiziano, il grande artista veneto.
L’arte veneziana alla Galleria degli Uffizi: qualche parola sull’artista
Formatosi all’età di 9 anni nello studio di Giovanni Bellini, ha lavorato nel 1508 con Giorgione per gli affreschi del Fondaco dei Tedeschi a Rialto. I suoi primi dipinti, come il Concerto campestre, mostrano l’influenza di paesaggi poetici e la graziosa pittura di Giorgione. Quando Giorgione morì nel 1510, Tiziano divenne il pittore veneziano più riconosciuto anche al di fuori della scuola veneziana.Tiziano era noto per il suo talento come ritrattista, per la sensualità e la sua buona interpretazione di storie antiche. Il poeta Pietro Aretino ha elogiato il suo talento e i suoi meriti, contribuendo in gran parte alla gloria del suo amico. Questo l’ha reso l’artista più richiesto delle corti europee. Per tutta la sua carriera di artista, Tiziano lavorò per il duca Alfonso d’Este, per l’imperatore Carlo V (che lo nominò conte palatino), ma anche per i Gonzaga di Mantova, per i Della Rovere di Urbino, per il doge, per papa Farnese e i suoi nipoti a Roma e infine, per l’imperatore Filippo II. Anche nella sua vecchiaia, Tiziano sapeva come far rivivere il suo stile: i suoi ultimi lavori sono caratterizzati da una pittura realizzata con ampi tocchi di colore e tendenti alla monocromia.
L’arte veneziana alla Galleria degli Uffizi: le opere conservate nel museo
La Galleria degli Uffizi contiene importanti opere che illustrano la carriera dell’artista veneziano. Iniziamo da una serie di ritratti dei coniugi della Rovere, Francesco Maria e Eleonora Gonzaga. Proseguiamo facendo attenzione al Ritratto di un cavaliere di Malta e la Flora. La giovane donna, con i capelli sciolti, è raffigurata come la dea della fertilità. Secondo alcuni storici, dietro l’allegoria della Flora, si nasconde la figura di una futura moglie. La donna è a malapena vestita, la posizione della mano con le due dita leggermente distanti indica che presto avrebbe perso la verginità. La mano destra con l’anello di fidanzamento regge un piccolo mazzo di fiori. Questo è il simbolo dell’amore coniugale, simile a quello dipinto da Tiziano per la Venere di Urbino.
Quest’opera è sempre stata apprezzata dal pubblico del tempo. Il suo successo è continuato fino ad oggi. Ancora prima che l’opera arrivasse a Firenze nel 1793, in seguito ad uno scambio con la Galleria Imperiale di Vienna. La prima incisione conosciuta è antecedente al 1634. Nel 1640, Joachim Sandrart, pittore, storico dell’arte e traduttore tedesco, vide la tela ad Amsterdam nella collezione di Alfonso Lopez. Venduto a Parigi nel 1641, l’opera passò all’arciduca d’Austria. All’inizio del XVIII secolo, l’opera passerà di proprietà alla Galleria di Vienna.
L’arte veneziana alla Galleria degli Uffizi: la Venere di Urbino
La Venere di Urbino è un capolavoro indiscusso dell’arte di Tiziano e più in generale dell’arte rinascimentale. Arrivato a Firenze nel 1631, con le collezioni portate da Vittoria della Rovere, l’opera rappresenta una giovane donna nuda con i capelli sciolti sulle spalle. Nella sua mano destra tiene un piccolo mazzo di rose. E’ un segno d’amore, proprio come la pianta di mirto sul davanzale della finestra. Il restauro dell’opera ha permesso di evidenziare il vero colore dell’opera tipica di Tiziano. Ciò ha permesso di evidenziare il sorprendente materiale pittorico per la resa della carne e dei tessuti. Si noti, la bellissima colorazione della perla, realizzata con una meticolosità unica e che brilla all’orecchio della giovane.