Se si chiama Porta del Paradiso, un motivo ci deve essere. E con un nome così, non può non venire voglia di conoscere questo capolavoro fiorentino!
Pronti? Andiamo a scoprire dettagli e curiosità sulla maestosa Porta del Ghiberti!
Lorenzo Ghiberti aveva già dimostrato la sua maestria nella realizzazione della seconda Porta del Battistero di Firenze, portata a compimento nel 1425.
Il lavoro fu evidentemente apprezzato, visto che sempre al Ghiberti venne commissionata l’ultima porta dell’edificio, proprio quella che poi diventerà la celebre Porta del Paradiso.
Il lavoro lo impegnerà per ben 25 anni, ma il risultato è strabiliante.
La Porta del Paradiso – Analisi dell’opera
PSS: se le analisi dell’opera non fanno per te, guarda il video sulla Porta del Ghiberti 🙂
Lo schema compositivo in questa decorazione viene stravolto, incarnando i più stretti dettami rinascimentali.
Dieci grandi riquadri sostituiscono le 28 formelle tipici delle altre porte dell’edificio, mentre gli episodi dell’Antico Testamento vengono sviluppati con una straordinaria tecnica che spazia dal rilievo dall’alto al basso, fino allo schiacciato.
Le figure e gli oggetti diminuiscono progressivamente creando un effetto prospettico, senza trascurare la raffinatezza dei dettagli, degni di un’opera di oreficeria.
Ognuno dei grandi pannelli quadrati raggruppa due o più storie, secondo una concezione di rappresentazione simultanea, molto utilizzata nel Duecento e Trecento.
Grazie a questo espediente le scene rappresentate sono più di 50 e sono da leggersi partendo dall’alto, da sinistra verso destra.
Dopo le prime tre formelle, incentrate sul tema del peccato, dalla quarta si inizia ad evidenziare in maniera più esplicita il ruolo salvifico di Dio e la prefigurazione della venuta di Cristo. La storia di Giuseppe venduto dai fratelli, e poi misericordioso verso di essi, sembra una discreta ma evidente proiezione della storia di Cosimo de’ Medici, prima cacciato e poi riaccolto dalla città, sotto il cui controllo si apriva un’epoca di rinnovata prosperità.
Le successive tre scene ribadiscono come la salvezza umana dipenda dall’intervento divino, mentre la decima ha una doppia valenza, sia come matrimonio ideale tra Cristo e la sua Chiesa, sia come celebrazione del successo politico dei Medici nel riunire la Chiesa d’Occidente e quella d’Oriente durante il Concilio di Firenze.
Talmente bella da meritare il Paradiso
Ritenuta la più bella e la miglior eseguita delle tre porte del Battistero, questa, venne posizionata nel posto d’onore, il lato di fronte alla facciata della Cattedrale di Santa Maria del Fiore: il paradisium, appunto.
Secondo Vasari, fu Michelangelo a darle tale appellativo, considerandola di una fattura così straordinaria da dover stare alle porte del Paradiso.
Scampata alla seconda guerra mondiale, la Porta del Paradiso sarà danneggiata dall’alluvione del 1966: l’urto dell’acqua fu talmente violento da aprire le ante e staccare 6 pannelli dal telaio di bronzo.
Dal 1990, durante l’ultimo grande restauro, la Porta è stata sostituita con una copia visibile ancora oggi in Battistero e le porte originali sono conservate egregiamente al Museo dell’Opera del Duomo.
Ecco come visitare il Museo e scoprire la Porta del Paradiso con una guida tutta per te e i tuoi amici!